"Io bevo così" - Villa Sommi Picenardi


Luca Dell’Orto (Hotel ristorante San Gerolamo), Andrea Pesce (Vini e Più...Posteria e Caffè di Cantù) ed Andrea Sala (That’s Wine - distribuzione vini naturali, biologici e biodinamici) sono gli organizzatori di questo evento giunto alla seconda edizione.

Il cambio di sede ha fatto fare un ulteriore salto di qualità, passando dal suggestivo Monastero del Lavello all'imponente Villa Sommi Picenardi, location perfetta per spazi, classe, amenità e, non di minor conto, temperatura ottimale delle sale.

Impossibile provare tutte le circa 400 etichette presenti alla kermesse (nonostante il nostro grande impegno), tra quelle degustate le sorprese non sono mancate, ecco quindi qualche consiglio per l'acquisto. 

Partiamo da chi più ci ha colpito al primo assaggio, Fausto Andi. Ci presenta inizialmente la sua bonarda ferma, Fiero, dicendoci che è un vino che non ama, che la Croatina è un vitigno sul quale non vale la pena investire (per questo ha espiantato il vigneto). A noi però il vino piace, il tannino è feroce ma non ci sembra così poco aggraziato, è deciso ma assolutamente piacevole. Passiamo poi per l'Estro 11, prodotto con quattro vitigni storici, stiamo salendo verso il culmine della produzione che punta sulla Barbera. Ascaro 10 ha ciccia, mineralità, spezie ed equilibrio e ci piace (e non solo per il prezzo di 10 euro), Sottosera 10 ha anch'essa una percentuale alcolica importante e un residuo zuccherino che Fausto ci assicura sarà meno percettibile con il tempo. Bella batteria e la promessa di una visita in azienda.



Cambiamo regione, andiamo in Friuli a conoscere non uno ma due produttori.
Franco Terpin lo seguo da qualche anno ma non sono mai riuscito a provarne i prodotti, spesso per dei prezzi enoteca un filo troppo alti e per poca attenzione, mea culpa, sui vini friulani.
Asterisco sul taccuino per Jakot in primis, con un naso caleidoscopico e Chardonnay totalmente spiazzante e fuori dagli schemi, entrambi 2009, a 15 euro non potevamo lasciarli lì. 
Passiamo poi da Denis Montanar dove scopriamo che i rosati possono essere molto buoni (non che non lo sapessimo ma è assai raro trovarne di davvero convincenti), il Rosè di Refosco 2010 sa coniugare struttura e freschezza, lo vedrei con una carne all'albese. 
Di assoluto livello anche il Verduzzo 2006, grande complessità, un macerato con tutti i crismi.



Conferme le abbiamo avute da Andrea Occhipinti ed i suoi prodotti a base aleatico. Alter Alea 14 (vinificato in bianco) e Alea Rosa 14 (rosato) hanno entrambi un interessante nerbo acido, Alea Viva ha struttura, note di fiori, un tannino fine, peccato che la 13 in degustazione sia praticamente terminata in cantina.

Bravi anche i ragazzi di Tenuta Armonia che stanno crescendo di anno in anno, interessanti soprattutto i rossi con il Rosso dell'Armonia 11 dotato di freschezza, nonostante l'annata, data da un tocco di barbera e il Rosso dell'Armonia 12 con già un buon equilibrio. Di struttura ed intensità il Gioia 12, prodotto solo nelle annate migliori da uve carmenere, peccato fosse finito al banco per l'acquisto.
Da Gilles e Catherine Vergé ho avuto modo di provare la nuova Bull a Zero, molto più convincente rispetto alla passata "edizione", e una mini verticale di Virè Clessè (chardonnay da vigne di 98 anni) ove spicca la più calda 2006 con una beva intrigante, davanti alla 2007 e ad una 2004 ancora piuttosto chiusa. Il Vieilles Vignes 10 invece è ancora da attendere, con la sua nota ossidativa più pronunciata.



Sul banco di Les Caves de Pyrenes si parte bene con Le Roche Bezigon 13 di Jean Christophe Garnier, bella freschezza e discreto corpo, poi si sale di un gradino (ma anche due) con il Saumur Blanc Le clos de l'écotard 13 che sa aggiungere una nota minerale e salina ad un corpo di tutto rispetto, bello. 



Da annotare anche il Cerasuolo "Anfora" 13 di Cirelli, curioso ed appagante, il fresco Syrah Il Melograno 13 di Podere Còncori, ed il Bourgogne Pinot Noir 11 di Domaine Heresztyn.


Elogio alla piacevolezza da Giovanni Menti, la sua garganega in versione frizzante e ferma fa venir voglia d'estate e di pranzi con gli amici sotto un pergolato. 

Da Casa Caterina abbiamo passato una buona mezzora, vista l'ampia proposta e la voglia di raccontare di Aurelio del Bono, tra tutti segnalo il brut reserve 2001 con 150 mesi sui lieviti di grandissima persistenza e piacevolezza.

Tra gli altri: Aldo Viola con i suoi immancabili bianchi macerati, Grillo e Catarratto; Cà del Vent che, con Casa Caterina, fa parte di un'"altra" Franciacorta; Podere Pradarolo con la sua barbera 12 in grande beva e la malvasia macerata Vej dal tannino estremo; Buscemi con i suoi esperimenti ossidativi...ci vorrebbe un post per ognuno di questi.

Non tutte rose e fiori, qualche etichetta totalmente anonima o con qualche puzza di troppo le abbiamo trovate qua e là, ma questo credo rientri nella legge dei grandi numeri e di sicuro non ha inciso sulla buona riuscita dell'evento. Bravi Ragazzi!!


Luca Formenti

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