Dietro le nubi e la neve, in Langa c'è sempre il sole.

L’anima dell’uomo cresce in una piccola botte, dove, col passare del tempo, per certe vicende, tende ad evaporare, come il vino durante il suo periodo di crescita. L’uomo rabbocca con altro nettare la botte per far si che il frutto in essa contenuto continui il suo percorso. I sentimenti rabboccano la botte dell’animo, per far si che l’uomo continui a vivere. E col vino le persone trovano se stesse, perché in esso vi è l’anima dell’uomo”.

Non finirò mai di ringraziare Pietro Lombardi, Presidente dell’Associazione Progetto Bizzarone, per questi pensieri espressi quando eravamo tutti intorno al tavolo per pranzo, e che possono benissimo aprire, sintetizzare e chiudere, il racconto sulla giornata di ieri passata tra Monforte d’Alba e Barbaresco. Persone conosciute grazie a un corso di degustazione da me tenuto presso la loro Sede sociale e che continuerò a frequentare con il secondo appuntamento didattico ormai pronto a partire. Siamo subito diventati amici. E allora perché non organizzare un tour alla scoperta del fantastico mondo di Langa? Per me, assiduo frequentatore di quelle terre, l’occasione era ghiotta: riabbracciare Silvano Bolmida, amico barolista, ritornare alla Trattoria della Posta, e incontrare nuovamente - e finalmente, era passato troppo tempo - Roberto con la sua fantastica Cascina Luisin tra Rabajà e Asili, sottozone fondamentali per chi si professa estimatore del Barbaresco.
Silvano Bolmida, partiamo da lui.


Posso in sincerità dirvi che quello che volete sapere su chi è e cosa fa lo trovate sul suo sito. Ma se volete davvero capire chi è e cosa fa, allora andate a trovarlo. L'accoglienza è splendida, non ne rimarrete delusi. Non c’è niente da fare, ancora una volta, come la vita mi insegna, per capire nel profondo una persona, la sua realtà, le sue idee, i suoi pensieri e le sue azioni, bisogna guardare le sue mani, sentire la sua voce, incrociare i suoi occhi e, in questo caso, provare i suoi vini e discuterne insieme. Non basterebbe un post per raccontare tutti i segreti di Silvano, enologo e vignaiolo, agricoltore e tecnico, con una competenza straordinaria, una passione invincibile e una schiettezza davvero molto simpatica e originale. Barrique o botte grande? Lui ha risolto la grande diatriba semplicemente mediando i due contenitori, integrandoli. Certo, diranno i puristi di una o dell’altra parte, nulla è replicabile da altro che non sia quella tipologia di botte. Ma provate a chiederlo a Silvano e al ragazzo macedone che raschia le barrique di terzo passaggio e le tira nuove pronte per l’uso. Lasciatemi dire che rimango ammaliato ogni volta che questo produttore di Monforte d’Alba, forte del cru Bussia - sotto la neve è pura poesia -, meravigliose vigne con più di 50 anni, ci racconta delle lunghe macerazioni (95 giorni per il nebbiolo atto a diventare barolo del 2011), dei suoi esperimenti (ha 2 tesisti della scuola enologica sotto la sua ala), delle follature, dei grappoli interi nelle botti (il Frales Langhe DOC, suo piccolo capolavoro), del diradamento del raccolto non staccando grappoli interi ma tagliandoli tutti, con fare certosino, a metà. E così, presi per mano dalla sua simpatia e dalla sua disponibilità, abbiamo fatto una verticale straordinaria: dalla botte alla bottiglia, nebbiolo atto a diventare barolo 2011, 2010, 2009, 2008 e Barolo DOCG già imbottigliato 2007.

 

Decisamente un privilegio per tutti noi la possibilità di capire e cogliere la maturazione di questo vino da re, di questo re dei vini. Dal frutto potente ma acerbo dei più giovani, alle prime rotondità e suadenze da Barolo degli altri. Dalla vinosità marcata del 2011 alla freschezza limpida e squillante del 2010. Dal colore giovane e rubino del 2009 al granato classico e lucente del 2007 già imbottigliato. Ma Silvano Bolmida non è soltanto questo, è anche Dolcetto (piccola produzione in realtà) e soprattutto Barbera. Andateci, assaggiate qualcosa di suo, credetemi, molto meglio che continuare a leggere queste mie righe.

Perciò via sulle strade innevate per raggiungere la Trattoria della Posta. Questo il menù, momento davvero strepitoso di cucina alta e della tradizione. Gentilezza e cortesia il loro motto, provato sulla nostra pelle.

- Lingua di bue in ingresso
- Carne cruda battuta al coltello con tondo di Macra
- Rotondino di vitello cotto nel sale con salsa tonnata
- Cipolla ripiena di toma di Murazzano e salsiccia di Bra - VOTO 10
- Tajarin al ragù di carne
- Agnello da latte al forno con timo e maggiorana
- Panna cotta (senza colla di pesce) con zucchero caramellato



Last but not least, Cascina Luisin con la ruvidità e la virilità del Barbera Maggiur, i profumi incredibili e la persistenza infinita del Rabaja. Ma di Barbaresco, di Roberto e dei suoi splendidi vini ne parlerò più avanti. Stay tuned.

Commenti

  1. " Cipolla ripiena di toma di Murazzano e salsiccia di Bra - VOTO 10 "

    No limits per la cipolla, qui come altrove ;-)

    Un locale molto gradevole la Trattoria della Posta, da ritornarci, ma senza scudiero sarà per forza diverso, molto diverso, il commento di Francone su quella carta dei vini fu concentrato in solo sguardo, e bastò!

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  2. Grande Guardiano! Questa volta siam andati di Dolcetto e Barbaresco (Piero Busso), però per me rimane indimenticabile nella sua semplicità il Verduno Pelaverga di G.B. Burlotto. Per me, numero uno.

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  3. Tra le tante emozioni che mi sono rimaste dentro del viaggio nelle Langhe, oltre al già citato racconto sul macedone anche quello sulla botte "crepata" nella cantina del Luisin che non so per quale alchimia dà un vino ancora più sublime della media già di per sè elevata.
    Oscar Pelli

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