Rossese di Dolceacqua DOC - Terre Bianche

Il confine non è tra Italia e Francia: coinvolge tutto il Mediterraneo. Ci sono tre grandi personaggi nel Mediterraneo: il Golfo di Genova (Montale); il Golfo di Marsiglia (Valéry), e il Golfo di Orano (Camus). Francesco Biamonti.
Roccese. No, non è un errore di battitura, avete letto bene. L’etimologia del noto vitigno piùcheautoctono ligure ci porta di fronte a un’ovvietà poco ovvia per chi non è mai stato sui monti lungo la Via del Sale e l’Altavia dei Liguri; etimo che nulla ha a che vedere con la pigmentazione dell’uva o del vino così come avviene con la grande famiglia del sangiovese: prugnolo, brunello, morellino; “roccese” o “rocense” esclusivamente per la tipologia del terreno. Roccia, roccioso. Quindi alta adattabilità del vitigno a terreni calcarei e sassosi, confermata dalla diffusione ristretta al comprensorio di Intemelio.













II rossese, insieme all'ormeasco, può essere considerato il vitigno a bacca rossa più radicato nella tradizione ligure, soprattutto nella provincia di Imperia, e le particolari colture ad alberello testimoniano evidente impronta della tradizione vitivinicola mediterranea: Grecia, Sicilia, Enotria.
Il vitigno è coltivato nel territorio compreso tra il confine francese e l'estremità orientale dei Comuni di Seborga e Perinaldo, comprende 11 Comuni che si estendono in gran parte tra le valli disegnate dai torrenti Nervia e Verbone. La zona è meravigliosa, a cominciare dal borgo di Dolceacqua. Città del Vino da pochissimo, arroccata sulla montagna, non può lasciare indifferenti, specialmente all’ora del tramonto, con il sole che bacia ed esalta la rocca e il ponte in pietra. Informazioni queste, curiosità e notizie, sapientemente dosate da Filippo Rondelli (questo il suo blog), protagonista a fianco di Paolo Rondelli e Franco Laconi della preziosa realtà aziendale che risponde al nome di Terre Bianche, in un bellissimo pomeriggio di gennaio, ieri.
Non per fare manfrine, ma questo giovane uomo del 1978 ci sa davvero fare. Di madre pavese, sangue lombardo come me. Prendendoci per mano, ci ha condotto lungo la strada asfaltata (progettata da un geometra meridionale qualche decennio fa, un certo Salvatore Quasimodo) e parallela all’Altavia che collega il “Casone”, agriturismo a ridosso della vigna, fino alla cantina dell’Azienda.













In mezzo un sacco di racconti, citazioni, confidenze e dati tecnici. Passando dalla poesia di Montale a quella di Biamonti, dai vignerons borgognoni agli amici valtellinesi di Ar.Pe.Pe. Una perfetta sintesi tecnico-culturale, condita da grande gentilezza e simpatia (testimoni le mie 4 accompagnatrici) secondo l’antico e noto precetto di Publio Terenzio Afro: homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono un essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano). Un difetto? Il Bricco Arcagna 2010, il loro cru di Rossese di Dolceacqua DOC, tremila bottiglie annue, è già tutto prenotato!!

Parliamo di vino adesso? No cari amici, questa volta no. Sarò sincero fino in fondo, ho degustato un solo calice di Rossese, un po’ troppo freddo per carpirne i segreti ma non per non coglierne la grandezza. Ne sono consapevole, vi sto chiedendo un atto di fiducia. Non potevo non parlarvi di questo vitigno, di questo vino, di questa azienda, di questo pomeriggio meraviglioso. Certe cose si sentono dentro. E basta. È la vita. Intanto sia chiaro, le 6 bottiglie che ho in cantina (di cui una regalata) e che attendono solo di essere stappate di fronte a un bel coniglio alla ligure, oppure osandole sui carciofi stufati, ve le racconterò fra qualche anno. Piuttosto, questa volta, degustatevi con lentezza queste righe del grande Soldati, in questo momento descrivono perfettamente il mio stato d’animo, e sono sicuro, saranno in grado di stuzzicarvi la voglia di segnarvi in agenda nome cognome e indirizzo degli amici di Terre Bianche. Alla prossima!

Dalla stessa parte, tira una tramontana fredda, tesa, vivificante: ci scende in faccia dai ghiacciai del Clapier (altitudine metri 3150) a meno di trenta chilometri in linea d’aria da noi! L’aspetto delle vigne ha qualche cosa di rude, di volontario, di arrischiato. In complesso, un paesaggio, opposto a quello del Pornassio, ma egualmente forte. E anche la vecchia villa del generale Origo, che intravediamo tra altre vigne lungo il sentiero del ritorno, partecipa in qualche modo a quell’atmosfera rustica e romantica. Purtroppo questo Arcagna, questo Cima d’Aurin e questo Tramontina sono così squisiti, che non non possiamo dire di averli assaggiati: li abbiamo, molto francamente, bevuti. Il giorno dopo…il giorno dopo è l’ultimo giorno della Riviera di Ponente e di tutta la Liguria. Malinconia di ogni fine, anche perché nessuna delle soste del nostro viaggio è stata così bella. Ci rimane, è vero, il cuore dionisiaco del Piemonte, ma se pure il Barolo e il Dolcetto, il Grignolino e la Barbera saranno più grandi, non avranno mai l’incanto di questi vini privati, poetici, fantastici, nei loro paesaggi obliosi e solitari, tra le Alpi e il mare.













Terre Bianche, Località Arcagna snc - 18035 Dolceacqua (IM)
T. +39 0184 31426 F. +39 0184 31230

Commenti

  1. Ma... il Roccese è il vino dell'azienda agricola " A Tricea" di Masala... di Airole.
    E se non ricordo male è anche un loro "marchio registrato".

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  2. in quel caso, "roccese" è chiaramente un c.d. nome di fantasia. nel nostro caso, avendo accompagnato il tutto dalla dicitura "DOC", quindi impossibile da modificare senza intaccare la volontà del legislatore, voleva solo essere una figura retorica per attirare la vostra attenzione. grazie perchè mi ha dato modo di spiegare meglio qualcosa che forse non si intuiva. alla prossima!

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  3. Infatti, hai fatto bene a spiegare, se no sarebbe sembrato fuorviante associare l'etichetta Roccese all'azienda Agricola Terre Bianche ;-)

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